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È successo qualcosa di grande nel PD, ne in positivo ne in negativo, ma il suo percorso è stato deviato. Non sto parlando dell’elezione della prima donna segretaria, nonostante dovrebbe essere una conquista dato che in più di un secolo di storia, ripercorrendo quella del PCI e della DC, questa cosa non è mai avvenuta. Sto parlando di qualcosa che non si allunga tanto nel tempo, perlomeno nel passato, ma che ha già avuto un effetto sulle sorti del Partito. Parlo della sconfitta di un’ala, quella troppo vicina al terzo polo calendiano, anche se ha come figura cardine Renzi, quella troppo moderata, quella che dalla nascita ha sempre governato e che difficilmente lascerà in pace la nuova segretaria. Parlo dell’Ala riformista. La corrente, perché nonostante molti siano contrari a questa definizione è una corrente, che è capeggiata da Stefano Bonaccini è stata sconfitta alle primarie. Ma al contrario di molte altre volte nel passato la loro disfatta è dovuta esclusivamente alla base. Infatti ogni volta che ci sono le primarie si va a creare, all’interno dei livelli più alti, una divisione omogenea tra chi sostiene un candidato e chi un altro, numeri che poi andranno a ripetersi nei voti dei militanti e degli elettori. Questa volta ciò non è accaduto, la maggioranza delle alte cariche di partito erano per Bonaccini ma gli elettori si sono opposti. 


COSA SIGNIFICA

Questo a mio avviso è sintomo dell’inizio di un processo di “democraticizzazione” del PD. Non sono più i dirigenti a decidere, com’era accaduto negli ultimi anni a causa dell’influsso riformista renziano, ma sono le persone che legittimamente hanno scelto una figura più radicale. I motivi per cui è stata scelta la Schlein potrebbero essere molteplici, dall’anti-melonismo alla nostalgia di un Partito che vinceva, ma in questo momento sono solo inutili chiacchiere. Nonostante i bonacciniani rimangano una componente importante gli elettori li hanno bocciati, a mio avviso sintomo di un cambiamento importante.