A Caivano servono scuole e parchi, non la polizia.

Purtroppo ha ragione De Luca: a Caivano c’è bisogno dell’”esercito 24 ore su 24”.

Nella giornata di martedì 5 settembre è avvenuto al Parco Verde di Caivano un maxi blitz, con più di 400 poliziotti coinvolti, volto a contrastare la criminalità che lì, come in altre periferie d’Italia, dilaga. È stato trovato di tutto: armi, soldi, droga. Eppure ho come la sensazione che questa non sarà l’ultima operazione del genere di cui sentiremo parlare.

Per capire meglio la situazione diamo uno sguardo agli Stati Uniti. Avete presente quelle periferie da film? Spesso in megalopoli come New York o Los Angeles? Ecco, lì accade esattamente la stessa cosa. Da decenni la polizia americana sta attuando blitz su blitz, operazioni su operazioni, eppure il problema non è stato risolto, anzi. Nella città delle stelle, nei cosiddetti ‘ghetti’, le periferie sono vittime di clan del tutto simili alla nostra mafia. Questo perché tante categorie di persone, primi fra tutti gli afroamericani e gli ispanici, sono stati ‘rinchiusi’ in questi quartieri, quasi a volerli ghettizzare.

Oggi a Caivano, ma anche a Corviale o San Basilio, per citare solo due dei tanti quartieri ‘difficili’ della capitale, accade la stessa identica cosa. Per chi non lo sapesse Parco Verde, il temibile quartiere teatro dello stupro delle due cuginette, nacque come rifugio per gli sfollati del terremoto dell’Irpinia. Il fatto è che all’inizio dovevano essere alloggi temporanei, giusto il tempo di permettere la ricostruzione. Ebbene, dopo ben 40 anni quegli alloggi sono ancora lì, considerati al pari di strutture popolari. Peccato che non lo sono affatto: le fogne, il sistema idrico, quello elettrico e tutte le cose più basilari, non sono state fatte per resistere tutto questo tempo. Giustamente chi abita quei palazzi, oggi parliamo tristemente della seconda generazioni, figli degli sfollati dell’Irpinia, ha preteso che il comune o lo stato se ne occupassero. Ma la legge non lo permette, questo perché quei palazzi sono riconosciuti, per l’appunto, strutture temporanee. Quindi non possono essere fatti cambiamenti permanenti.

Naturalmente, nessuno al principio ha pensato di dotare il quartiere di servizi o attività commerciali. Non ci sono parchi o strutture sportive. Niente treno, metro o tram, solo un autobus. Secondo voi, in un quartiere popolato da sfollati, senza servizi, senza commercio, senza collegamenti diretti con la ‘città’, come può essere la vita?

La Meloni e il governo devono intervenire sul piano sociale. Dobbiamo fare affidamento a insegnanti, preti e allenatori sportivi, non sulla polizia. Perché, ovviamente le forze dell’ordine faranno un ottimo lavoro, ma quando la droga e le armi saranno scomparsi, Parco Verde rimarrà un quartiere senza scuole, chiese o campi sportivi. E secondo voi come occuperanno il tempo i bambini e i ragazzi?