IL MONDO STA MORENDO E LA COLPA E’ DEI POLITICI

La politica è uno strano animale, non tutti riescono a dominarla, solo gli animi più sensibili possono comprenderla, nessuno può possederla. Tutta la storia dell’umanità è indissolubilmente legata ad essa.

Viviamo in una fase di decadenza facente parte di uno dei più bei momenti della storia, tutti possono essere chi vogliono, tutti possono fare tutto. Ma rischiamo di perdere questo. Fate uno sforzo di fantasia, immaginate il mondo come una pianta.

UNA PIANTA CHIAMATA MONDO

Ci vuole tanta cura per far sorgere dei germogli dalla terra, una pazienza quasi infinita per far crescere gli steli e tanto lavoro per farla fiorire. Chi di voi si diletta di giardinaggio sa che il lavoro speso su di essa è direttamente proporzionale alla meraviglia che ne uscirà in primavera. Tutti noi però siamo stati illusi dalla “missione” appena svolta. Ormai il fiore c’è, l’ho visto, l’ho odorato, che altro devo farmene? Ed è qui che inizia la decadenza della pianta. L’acqua comincia a scarseggiare, il concime scompare, abbondano gli insetti. Prima un petalo, poi un altro e in un batter d’occhio il tesoro colorato che avevamo nelle mani si è trasformato in un groviglio di tessuto vegetale bruciato dal sole. Questa è la fine che sta facendo il nostro mondo e la politica ne è in parte responsabile.

LA COLPA DELLA POLITICA

Fin dall’alba dei tempi gli uomini si riuniscono in gruppi a cui capo c’è un leader, più o meno popolarmente accettato. A prescindere dal tipo di governo che le società abbiano sperimentato, le loro guide hanno sempre avuto il ruolo di protettore del gruppo. Il re, il presidente, il capo tribù, tutti chiamati a scacciare i pericoli interni ed esterni. Purtroppo oggi, per quanto riguarda l’Italia, assistiamo ad una ridicolizzazione di tale persona. Ora il politico non è più colui che esprime il volere e il dovere del popolo, ma ne diventa figura ricreativa. Se ci si candida con l’aspirazione di avere un buono stipendio, di scampare a vicissitudini giudiziarie o per la semplice smania di potere, vuol dire che la politica è morta. Questo perché chi riceve il mandato popolare non ha più gli strumenti, forse per scelta volontaria, di proteggere la società dal male interno che la sta avvelenando. In troppi casi la professione del politico si sovrappone a quella dell’imprenditore che, nel mondo consumistico in cui viviamo, è il male peggiore.

COSA DOBBIAMO FARE?

Semplice, cominciare a pretendere che il politico torni ad essere un intellettuale. Non abbiamo bisogno di funzionari pubblici che occupano il dibattito con tematiche quali un inceneritore o un sussidio. Abbiamo bisogno di personalità che teorizzino un nuovo concetto di futuro. Abbiamo bisogno che siano i filosofi della nostra epoca a governarci.