Il folle articolo del Riformista contro la maternità surrogata

Nell’edizione de “Il Riformista” del 23 maggio è presente un articolo: ‘La fiera “Wish for a baby”. Così si vende la vita’, a firma Benedetta Frucci. L’articolo, dichiaratamente contro la gestazione per altri, riporta la testimonianza di un’attivista, Marina Terragni, presente all’evento milanese. La Terragni racconta di come particolari aziende, come la citata Gestlife, sfruttino le fasce più povere della popolazione mondiale per “per soddisfare il desiderio di genitorialità di ricchi occidentali”. Nell’articolo viene detto di come gli aspiranti genitori impongano alle madri surrogate di non poter abortire, nel caso lo vogliano, e di portare a termine una seconda gravidanza se la prima dovesse fallire. Il giornale diretto da Renzi in questo modo si oppone alla maternità surrogata, purtroppo in linea con l’estrema destra oggi al governo.

Quando leggo distorsioni del genere non posso far altro che dire la mia opinione, forse non richiesta. Non sopporto chi ostacola le libertà altrui per paura di una deriva catastrofica. I timori espressi da Benedetta Frucci, già citata giornalista, sono volti alla protezione di chi non potendo permettersi una vita migliore ricorre alla maternità surrogata. Nell’articolo è anche scritto: “la legge italiana vieta non solo la pratica dell’utero in affitto ma anche la sua pubblicizzazione”. Questo è un punto che nell’aberrante ragionamento della giornalista, e dell’attivista interpellata, manca totalmente: il ruolo dello stato. Se mai dovesse venire legalizzata la maternità surrogata è ovvio che ci sarebbe un organo statale a regolamentarla. Se proprio dobbiamo gettare fango su una pratica che viene ostacolata solamente dai tabu cristiano-conservatori, allora diamo alle leggi un ruolo importante. Non credo sia difficile scrivere una proposta di legge che permetta tale pratica senza che la donna gravida venga sfruttata. Se la donna ci ripensa e vuole abortire, facciamola abortire. Se la prima gravidanza non va a buon fine e gli aspiranti genitori ne chiedono una seconda, facciamolo decidere alla madre biologica.

Se avete paura che la maternità surrogata sia l’ultima spiaggia per una donna ai margini della società, non fatela cadere da quella nave chiamata stato sociale. Perché se le donne del secondo e terzo mondo sono costrette a farlo la colpa non è di chi ha approvato la legge ma di chi non ha costruito una società migliore.