A rischio i diritti LGBTQIA+

L’altro giorno la commissione affari europei del Senato ha bocciato una risoluzione che permetteva ai figli di coppie omogenitoriali di godere degli stessi diritti di altri milioni di bambini. Stiamo parlando di cose che in un grande stato occidentale dovrebbero essere basilari, come la tutela legale del bambino. Comprendere quali siano gli schieramenti in questa situazione è abbastanza facile: PD, Movimento 5 Stelle e Terzo Polo a favore; Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia contro. Tutto questo in un clima a dir poco agghiacciante, dove il governo impone al comune di Milano (a trazione di centro-sinistra) di non registrare i figli delle coppie dello stesso sesso. Non registrarle, come se non fargli avere due padri o due madri possa risolvere il problema. In pratica stanno gettando la polvere sotto il tappeto, un tappeto fatto di problemi burocratici per centinaia di milioni di persone, adulti e bambini. In Italia c’è sempre stato un problema riguardante la comunità LGBTQIA+, se è vero che il nostro paese fu il primo a depenalizzare la faccenda (parliamo di situazioni pre unitarie), oggi è l’ultimo per quanto riguarda matrimonio e adozioni. Un esempio? Per chi si unisce con la formula dell’Unione civile non è previsto l’obbligo alla fedeltà, a mio avviso sintomo di un pregiudizio che vede gli omosessuali frivoli e disinibiti. Oltre all’oltraggio morale c’è naturalmente anche un problema riguardante il divorzio, dato che l’infedeltà non può essere motivo per procede con tale meccanismo. Destra, e purtroppo anche sinistra, hanno sempre fatto finta che omosessuali, bisessuali e transgender non esistano. Negli ultimi anni la situazione è leggermente cambiata, il DDL Zan ne è un esempio. Anche se il suo affossamento ci ha fatto capire chiaro e tondo quanto le forze politiche di estrema destra siano un problema al raggiungimento di uno scopo chiaro e preciso: avere gli stessi diritti di qualsiasi alto cittadino.